Il giorno dopo la partenza delle prime imbarcazioni della Global Samud Flotilla cariche di aiuti umanitari per Gaza (ma quelle salpate da Barcellona sono tornate in porto a causa del maltempo), il primo ministro israeliano di estrema destra Itamar Ben-Gvir ha annunciato che il suo Governo tratterà gli attivisti umanitari come terroristi e ha presentato un piano per una loro detenzione prolungata in due prigioni di sicurezza. Inoltre, tutte le imbarcazioni saranno sequestrate.
Alle parole del ministro israeliano hanno prontamente risposto i portuali genovesi. Riccardo Ludino, esponente del Calp, ha annunciato che se saranno perso i contatti con le imbarcazioni solo per venti minuti saranno bloccate tutte le merci dirette a Israele, che dalla sola Liguria viaggiano su 13-14mila container. Ha aggiunto che se la merce non arriverà alla popolazione di Gaza, “non uscirà neppure un chiodo verso Israele”. Una dichiarazione appoggiata dal sindacato di base Usb, che ha aggiunto che la mobilitazione sarà estesa a tutta Europa.
I portuali hanno anche annunciato che il 26 e il 27 settembre si svolgerà a Genova una riunione dei delegati dei lavoratori provenienti dai principali porti del Mediterraneo e da quelli tedeschi e svedesi per organizzare una giornata di mobilitazione internazionale della categoria contro la guerra. Anche la Flai Cgil è intervenuta sostenendo la missione della Global Samud Flotilla, che è “un fondamentale atto di coraggio, impegno civile e solidarietà concreta verso un popolo vittima di genocidio”.
Il 31 agosto l’International Association of Genocide Scholars, che raccoglie circa cinquecento studiosi del genocidio, ha approvato una risoluzione secondo cui “le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione giuridica di genocidio di cui all’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (1948)”. Tale convenzione stabilisce che sono da considerare genocidio gli atti “commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
Inoltre, l’associazione dichiara che “le politiche e le azioni di Israele a Gaza costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità secondo la definizione del diritto internazionale umanitario e dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale”, elencando “la fame, la privazione degli aiuti umanitari, acqua, carburante e altri beni essenziali per la sopravvivenza della popolazione, la violenza sessuale e riproduttiva, e lo sfollamento forzato della popolazione”.
Sul fronte dell’informazione, l’associazione Reporter Senza Frontiere e la piattaforma Avaaz – che riunisce centinaia di organi di stampa - hanno avviato una campagna per la protezione dei giornalisti a Gaza e per il diritto della stampa estera di accedere in quel territorio in modo indipendente. Secondo i dati di Reporter Senza Frontiere, 220 giornalisti sono stati uccisi dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza in meno di 23 mesi. Solo nella notte del 10 agosto, l'esercito israeliano ha ucciso sei giornalisti in un attacco mirato contro il corrispondente di Al-Jazeera Anas al-Sharif. Meno di una settimana fa, lunedì 25 agosto, l'esercito israeliano ha ucciso cinque giornalisti in due attacchi consecutivi.